Totò Cascio, celebre bambino del film, “Nuovo cinema paradiso” il 27 gennaio ha tenuto un incontro nella scuola di cinema indipendente Piano Focale. Durante questo evento Totò ha raccontato di sé; della sua infanzia sul set, del rapporto con Puppuccio Tornatore, della sua malattia ma soprattutto della sua rinascita. L’incontro inizia con un video che racchiude i momenti più belli e più iconici di “Nuovo Cinema Paradiso”. Il direttore della Scuola, Giuseppe Giallorosso, dopo una breve presentazione della scuola e dei corsi presenti in essa, pone come prima domanda a Totò “Come ti ha scelto Tornatore ?”, l’attore iniziando a raccontare confessa che venne scartato durante una prima selezione fotografica, in cui erano presenti 300 bambini; probabilmente perché già all’epoca portava degli occhiali molto spessi, che nascondevano quegli occhi furbi e curiosi che convinsero Tornatore a chiedere alla sorella Piera di fotografarlo di nuovo. Totò racconta che tra lui e Tornatore si istaurò subito un rapporto di fiducia e complicità, Peppuccio come lo chiama lui; spiegava al piccolo attore cosa fare, come girare le scene, le emozioni da suscitare; pretendeva da lui il massimo dell’impegno e della concentrazione; non mancavano però i momenti di gioco, di pausa; come il momento del pranzo in cui, Totò racconta, a Tornatore piaceva vederlo raccontare battute e far ridere tutti. L’attore considera Tornatore come un maestro di vita, dal quale ha appreso serietà e professionalità. Durante questo incontro è emerso il bene che lega i due professionisti e la stima reciproca che li contraddistingue, infatti alla domanda “Tornatore com’è?” l’attore risponde “Perfetto. Tornatore non si discute ma si ama”. Totò ricorda il set come un ambiente molto tranquillo e giocoso anche perché come egli stesso dichiara “sotto la guida di Tornatore tutto risulta più semplice”. Questa affermazione la usa anche quando racconta del rapporto con Philippe Noiret, attore che interpreta Alfredo nel film, figura molto importante per il piccolo Totò, dato che il suo amore per la cinematografia nasce proprio dai pomeriggi passati con Alfredo, nella cabina del cinematografo di Palazzo Adriano. Noiret parlava e recitava in francese ed all’epoca il piccolo Cascio parlava a mala pena il siciliano quindi per loro non era facile comunicare, nonostante ciò però hanno creato un bellissimo rapporto caratterizzato da una forte intesa. Totò confida però di avere un rammarico nei confronti di Philippe Noiret, quello di non essersi confidato con lui durante il difficile periodo della malattia, dato il gran bene che li legava. Dopo la diagnosi delle retinite pigmentosa Totò affronta un periodo molto buio della sua vita; scompare dalle scene, si nasconde dalle persone che lo vogliono bene come Peppuccio Tornatore. Egli racconta che voleva restare nell’ombra, non voleva rendere nota la sua nuova condizione, che lo portava a vergognarsi ed ad essere prigioniero della paura del giudizio. Fortunatamente con gli anni Totò ha preso coscienza di se stesso, ha ritrovato l’amore per la vita. Durante questo percorso di rinascita, Totò ha incontrato persone che lo hanno aiutato e supportato molto come Filippi Timi ed Andrea Bocelli, Totò racconta che con il loro aiuto ha capito che la sua malattia non gli vietativa di vivere la vita a pieno. L’attore spiega che grazie a loro ha ritrovato la spensieratezza, continua dicendo “Ho imparato a chiedere aiuto, a piangere ed a chiedere scusa”. Un’altra persona che ha fortemente contribuito alla rinascita di Totò Cascio, è Veronica Berti, donna che lo ha aiutato a trovare il coraggio di raccontare la sua storia in “La gloria e la prova Il mio nuovo cinema paradiso 2.0” libro scritto a quattro mani insieme a Giorgio De Martino. Totò considera questo scritto come la sua ripartenza, infatti qui racconta di “Nuovo cinema paradiso”, della sua storia e della sua malattia, con un po’ di autoironia, che a suo dire è importante per affrontare la vita. Durante le ultime considerazioni sul libro Totò spiega con una semplice frase l’essenza del suo lavoro “Ripartire si può e si deve”. Durante l’incontro molte persone hanno fatto domande a Totò, riguardanti il suo lavoro e la sua vita, tra queste vi è Maria, una giovane donna che si è laureata al DAMS ed ha basato la sua tesi su “Nuovo Cinema Paradiso” la domanda che pone Maria è molto particolare e precisa “Cosa ne pensi del fatto di andarsene dalla Sicilia ?” Totò risponde affermando “Si può fare tanto pure qui” porta come esempio due tra gli attori palermitani più famosi, Ficarra e Picone; loro, racconta l’attore, hanno scelto di restare e soprattutto di dare luce al territorio ed ai talenti presenti in esso. Un altro intervento molto importante è stato quello di Paolo Pintacuda, scrittore, sceneggiatore ed insegnante di Piano Focale, nonché grande amico di Totò Cascio. Oltre a qualche aneddoto che racconta i retroscena di “Nuovo Cinema Paradiso”, Paolo racconta la storia del padre, Mimmo Pintacuda, un importante fotografo e proiezionista del cinema che ispirò Tornatore a creare il suo capolavoro. Quello che molti non sanno è che la storia narrata nel film è la storia, un po’ romanzata, dell’infanzia di Giuseppe Tornatore, il quale s’innamorò del mondo del cinema attraverso gli insegnamenti ed i consigli di Mimmo Pintacuda, dentro la cabina del cinema Capitol di Bagheria. Come si evince dalle parole di Totò e Paolo, Giuseppe Tornatore è sempre stato ambizioso e fermamente convinto delle proprie scelte, gli sono sempre piaciute le sfide, una delle più importanti appunto il film “Nuovo cinema paradiso”; all’epoca infatti Tornetore aveva appena trent’anni, e non aveva molte persone che credevamo in lui e nel suo lavoro. Forse è anche per questo che quando il film uscì, non riscosse molto successo. Totò e Paolo raccontano che tra le poche persone che apprezzarono sin da subito il film vi era il proprietario di un cinematografo di Messina, il quale dopo aver visto il film si chiese come mai le persone non andassero a guardare quello che per lui era un capolavoro. Per far scoprire la bellezza di questo film a tutti, egli propose ai sui clienti di vedere prima il film e pagare in un secondo momento, solo se questo gli fosse piaciuto. Grazie all’idea di quest’uomo, il film venne guardato da più persone, ma Totò precisa che in Italia “Nuovo Cinema Paradiso” non riscosse lo stesso successo che riscosse all’estero. Questo film infatti vinse molti premi, ma il più importante e prestigioso arrivò il 26 marzo del 1990, data in cui la statuetta d’oro dell’oscar torna in Italia grazie al genio di Tornatore ed alla bravura degli attori. Totò racconta che quella notte aveva la febbre e per questo non potè in diretta la magica serata di Los Angeles. Quando l’indomani arrivò sul set, vi fu una grandissima festa, tutti erano felici ed orgogliosi di essere stati premiati per lo splendido lavoro svolto. Alla fine dell’incontro Totò ci tiene a dire ai ragazzi della scuola “ Non abbattetevi mai, insistete e perseverate”; dà loro un consiglio che Alfedo diete al piccolo Totò, “ Qualunque cosa fai, amala come amavi la cabina del Nuovo Cinema Paradiso” .